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Riciclo

Aggiornamento: 27 nov 2020

Nell'attuale pandemia anche la mascherina chirurgica, che fino a poco prima appariva come riservata al personale ospedaliero, è divenuta un dispositivo di protezione individuale (DPI) fondamentale.

Durante il corso dell'anno molti paesi hanno prima consigliato e poi reso obbligatorio l'uso delle mascherine chirurgiche e queste sono entrate a pieno titolo nel nostro "ambiente tecnologico", come direbbe Ogburn.

Produrre il quantitativo necessario di dispositivi per sopperire al bisogno di ognuno non è stato facile, tanto che in Italia con il decreto-legge n.18 del 17 marzo (Cura Italia) il governo a dato disposizioni straordinarie per la produzione e commercio di mascherine in deroga alle norme vigenti.



Per affrontare adeguatamente l'emergenza sanitaria, sfortunatamente rischiamo di causarne uno ambientale incalcolabile. Nonostante le previsioni del Politecnico di Torino e le ottime capacità di smaltimento degli impianti di Termovalorizzazione italiani, il problema non sembra stare nello smaltimento dei rifiuti raccolti, ma nel riuscire a raccoglierli.

In tutto il mondo le organizzazioni ambientaliste lanciano segnali d'allarme già da giugno, con appelli ai governi nazionali e messaggi di aiuto ai cittadini del mondo.

Ai governi si chiede di smettere di incentivare l'uso di mascherine monouso in favore di quelle riutilizzabili; alle persone si chiedono sia piccole differenze nella vita quotidiana (come tagliare i lacci delle mascherine quando si gettano, poiché la fauna specialmente marina rischia di rimanervi intrappolata) sia grandi (come dare una mano alle associazioni locali, fare attivismo..) per contenere l'enorme afflusso di "covid waste", come è stato ribattezzato l'insieme di rifiuti da monouso.



Per quanto riguarda la sostituzione delle mascherine monouso con quelle in tessuto, fortunatamente degli studi (al momento della pubblicazione di questo articolo ancora in modalità preprint) mostrano risultati che gettano una luce su un futuro meno inquinato.

In seguito potete leggere un chiaro esempio del tema.

"We concluded that the cotton mask could be a potential substitute for medical mask for respiratory infection person in microenvironment with air conditioning. Healthy people may daily use cotton mask in the community since cotton mask is washable and reusable." (Ho et al., 2020)

Siamo in una fase di evidente crisi in più livelli: sanitaria ed ambientale, economica e, si potrebbe aggiungere, sociale. Si potrebbe discutere sull'eventualità che si sia creato uno spazio in cui le nostre unsettled lives (in riferimento al contributo di A. Swidler, 1986) possano fare un pratico uso dei valori della salvaguardia dell'ambiente. Ed è proprio in questo spazio, di rottura "imposta dall'esterno" che ognuno ha ridefinito il proprio stile di vita. Potremmo aggiungere inoltre, che questo periodo di crisi non è terminato; di conseguenza abbiamo ancora, nelle nostre mani, la disponibilità di compiere alcune scelte sulla base di temi, valori, idee che prima non erano contestati.

Sebbene questo articolo tratti di temi scientificamente rilevanti quali l'ambientalismo, si tenta di "socializzare"tale ambito, integrandolo allo studio della cultura ai fini di mostrare un'argomentazione che confermi la necessità di cambiamento in una direzione più ecologica. Non vi è solo uno stile di consumo che permette univamente un percorso più considerevole del futuro prossimo, minacciato dalla scarsità di risorse. Questo è un forte limite alla conferma di quanto detto qui sopra, ma gli autori di questo articolo si augurano di poter ampliare la percezione di rilevanza del problema ponendo la questione del cambiamento intenzionale della vita quotidiana nel lettore.

In questo senso, la modifica dell'azione individuale, esercitata da una collettività nella medesima direzione ritorna ad essere un aspetto molto più rilevante di quanto normalmente (nelle settled lives) sembri.

Concludiamo questa sezione richiamando alla mente del lettore quanto impegno sia stato messo nella dimostrazione dei rischi dello sfruttamento ambientale e le sue numerose forme da parte dell'ambito scientifico, in quanto riteniamo possa contribuire a dare una direzione anche valoriale oltre che scientifica al cambiamento dei nostri consumi.

Fonti:

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