Chi siamo, e perché la mascherina?
- davidevandelli
- 22 nov 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 30 nov 2020
Molti lavori di taglio scientifico-storico sono tenuti ad esporre i propri limiti sul proprio contenuto. Questo blog non ritiene di potersi escludere da tale impostazione.
In primo luogo la riflessività sul metodo deve essere orientata sulla base di chi sta dietro alla ricerca dei documenti su cui si è basata la propria analisi, ovvero Gianluca Bortoluzzi, Anna Strobe e Davide Vandelli. Siamo tre studenti del corso triennale in Sociologia, con interessi fortunatamente divergenti e non conformi tra loro che hanno permesso una tripartizione ed un dialogo tra approfondimenti negli articoli: lo sviluppo tecnologico, la varietà dell’utilizzo e l’iter storico dell’artefatto considerato, rispettivamente all’ordine in cui ci siamo presentati. Nel caso in cui il lettore sia capitato su questo blog senza conoscerne l’origine, ricordiamo dunque che quest’ultimo è il risultato di un progetto funzionale all’apprendimento e alla valutazione delle conoscenze trasmesse nel Corso di Scienza, Tecnologia e Società tenuto dal docente Massimiano Bucchi all’Università di Trento, anch’egli sociologo.
In secondo luogo, la ricerca sul testo, sul documento, aveva inizialmente fornito alcune perplessità. Seppur la ricerca su siti “scolarizzati” (researchgate, google scholar e sciencedirect) sia stata fruttuosa e di primo, grande impatto, è stato necessario affidare il nostro orientamento per i tre grandi temi menzionati sopra principalmente in base a paper scientifici, che potrete trovare nella sezione bibliografica o nei collegamenti ipertestuali, sia di settore medico-chirurgico, sia di ambito cronistico. Ciò che riteniamo possa convertire l’uso di queste fonti in un modus operandi più sociologico è l’integrazione interdisciplinare del lavoro di W. F. Ogburn, B. Latour e W. E. Bijker.
Questo comporta che per transizione, insieme ai loro contributi analitico-metodologici, seguano anche i limiti del loro lavoro, indirettamente applicabili al nostro. Eviteremo però, di approfondire in questa sede tali limiti se non per quanto riguarda la porzione del lavoro di tali sociologi che non è stata direttamente contestata, vale a dire il loro contributo che è “sopravvissuto” fino all’integrazione curricolare di sociologi “in erba”.
Il metodo di ricerca dei documenti si basa sull'analisi di paper scientifici, ma non solo, che spaziano dalle riviste di medicina del tardo Ottocento, dagli studi storiografici degli anni '60 e '70 sulla mascherina nelle sale operatorie-chirurgiche agli articoli di moda. Il motivo di questa ampia selezione varia in base all'area di interesse del singolo articolo, in quanto alcuni dei fenomeni approcciati sono particolarmente recenti e gli studi accademici potrebbero essere assenti o scarsamente descrittivi.
Il prossimo limite che descriveremo si connette al nostro metodo storiografico: circoscrivere il percorso, tra la ricerca scientifica e gli Stati o le imprese in grado di finanziare quest'ultima che hanno contribuito alla produzione in massa di mascherine, è stato particolarmente difficoltoso, che meriterebbe in realtà un suo approfondimento a parte.
La storia che abbiamo deciso di ricostruire inizia verso la fine del diciannovesimo secolo e termina con l’anno della pandemia globale per il SARS-CoV-2, 2020.
Lo spazio in cui avvengono i principali passi del corso della ricostruzione, per come si evince dai documenti considerati, è l’Europa, inizialmente Francia, poi Germania, poco dopo la seconda rivoluzione industriale, e che lascia il primato della ricerca medico-chirurgica pochi decenni dopo, agli Stati Uniti fino all'inizio della seconda metà del Novecento.
Dalla seconda metà del Novecento ad oggi, la situazione potrebbe essersi districata in una voluminosa e crescente matassa di team di ricerca (siano questi operativi per conto di uno Stato o di un'impresa medica), in una competizione per il primato sulla brevettazione e distribuzione di determinati dispositivi, dai sofisticati strumenti chirurgici ai farmaci per la cura di malattie diffuse, tra cui i vaccini, e la produzione di essenziali congegni quotidiani per una pandemia (e non solo): le mascherine!
Difatti, sono quest'ultime che in particolare hanno colpito la nostra sensibilità come ricercatori, affermandosi come uno strumento che oramai (durante il 2020) appare aver terminato la transizione per divenire un elemento quotidiano della vita sociale, se si esclude l'utilizzo reso comune in diverse aree dell'Asia orientale.
In tutto il blog, in mancanza di un generale accordo sulla definizione operativa di cosa si intenda per "mascherina" a causa della variabilità storica e culturale, si intende la copertura facciale che, in base alla concezione vigente nell'epoca considerata per ogni singola analisi, è finalizzata alla limitazione efficiente delle esalazioni orali e batteri annessi.
Di conseguenza, gli interrogativi che ci siamo posti riguardano alcune tappe fondamentali di tale artefatto. Riteniamo così di poter contribuire ad una comprensione più aperta e storicizzata di una questione fondamentale per il dibattito sull'uso: le mascherine medico-chirurgiche sono passibili di contestabilità durante una pandemia globale?
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